Sognavo l'Africa.... sognavo un pò di relax e una spiaggia di sabbia bianca e fine come borotalco...sognavo un bel mare limpido e cristallino, sognavo Zanizibar!
Il nostro volo charter parte puntualissimo una fredda sera di dicembre da Malpensa, trascorriamo la notte in volo e ci svegliamo l'indomani mattina a Zanzibar, il caldo afoso ci assale subito appena mettiamo piede a terra, siamo stanchi e un pò frastornati, un assistente di IGV ci accoglie e ci indica il nostro pullmino per raggiungere il villaggio.
Per fortuna c'è l'aria condizionata e ci viene offerta una bottiglia di acqua fresca, fa davvero molto caldo e la stanchezza mi fa sembrare il tragitto verso il villaggio davvero eterno......
I nostri accompagnatori stanno parlando, ci danno indicazioni sul villaggio, sulle varie attività, ma sono stanca per ascoltare e mi distraggo spesso per guardare dal finestrino un paesaggio davvero selvaggio, ogni tanto attraversiamo qualche paesino e noto con infinita tristezza che la popolazione del luogo vive in condizioni di estrema povertà, mi colpisce il fatto che i bambini che giocano all'aperto non hanno le scarpe e alcuni addirittura non hanno i vestiti.
Arrivati al villaggio, in attesa che ci vengano fornite le camere, ci offrono del succo di cocco fresco e qualche bibita fresca, poi dopo una breve attesa ci danno le chiavi.
Alloggiamo nelle camere superior, che sono un pò più distanti dalla spiaggia in quanto costruite di recente, ma sono davvero molto belle, arredate in stile africano, letto a baldacchino con la zanzariera, cassaforte, aria condizionata e bagno completo di tutto...persino box doccia e bidet, che non fa Africa, ma a noi italiani piace :-)
La camera è spaziosa e pulita, si differenzia dalle camere standard unicamente per l'aggiunta di un terzo letto.
Il trattamento previsto è pensione completa con acqua e caffè americano ai pasti, in qualche modo sono in grado di fare anche il caffè espresso, ovviamente non buono come da noi, ma ci si può adattare.
Il servizio è a buffet e c'è veramente di tutto, il cuoco è italiano ed è sempre presente per controllare tutto.
Cìè davvero tantissima varietà ed è tutto cucinato alla perfezione, per i più esigenti e pignoli c'è anche la pasta cotta al dente.
La spiaggia dell'IGV Dongwe Club è bellissima, curata e il mare è splendido, per i primi 3 giorni a causa delle maree il mare era presente solo nel pomeriggio, gli ultimi giorni invece era presente alla mattina, quando le acque si ritirano restano decine e decine di metri di "secca", ecco perchè in villaggio è presente una bella piscina di acqua di mare che sostituisce degnamente le limpide acque dell'oceano indiano.
La spiaggia è privata, ci sono i vigilantes che controllano che i famosi beach boys non disturbino i clienti, ai ragazzi è consentito attraversare la spiaggia, ma non fermarsi a parlare con noi.
Il villaggio è a stretto contatto con una missione, per cui organizzandosi con un pò di anticipo ci si può recare in visita e portare cose utili ai bambini, come penne, quaderni, vestiti, scarpe..... sicuramente molto più utili dei chili di caramelle, che piacciono indubbiamente ai bambini, ma bisogna anche pensare che poi non possono andare dal dentista.
Nella nostra settimana di soggiorno abbiamo deciso di visitare la capitale Stone Town, città di pietra in inglese, città la cui architettura riflette la molteplicità di influenze che definiscono la cultura Swahili in generale, con elementi moreschi, arabi, persiani, indiani ed europei, la città infatti è stata dichiarata patrimonio dell'Umanità dall'Unesco.
Stone Town è caratterizzata da un labirinto di vicoli ricchi di case, negozi, bazar e moschee. Ci si sposta a piedi, in bicicletta o in moto; le automobili sono inutilizzabili nella maggior parte delle vie interne perchè troppo strette.
Oltre all'impiego diffuso della pietra corallina locale come materiale da costruzione, a cui si deve il nome "Stone Town" e che conferisce alla città un colore caldo, i tre elementi ricorrenti più caratteristici delle abitazioni sono le baraza , lunghe panche posizionate in strada, a ridosso dei muri esterni, che servono come luogo di riposo e socializzazione, e fanno da marciapiede durante la stagione delle piogge se le strade diventano impraticabili, i balconi a veranda, protetti da balaustre di legno finemente intagliato, e i portoni di legno.
Questi ultimi sono in genere massicci, in legno scuro, ricchi di decorazioni a intaglio o bassorilievo, e spesso con grosse borchie ornamentali in ottone, sono decorati in questo modo sia portoni in stile indiano, con la volta arrotondata, sia quelli con architrave retta, che invece riflettono lo stile omanita.
Altre belle escursioni proposte dallo staff del villaggio sono Prison Island in cui a bordo di un Dhow si raggiunge l'isola abitata da anni da bellissime tartarughe giganti, il Safari Blu in cui sempre a bordo di un dhow si salpa verso la splendida baia di Manai, luogo di passaggio di numerosi delfini.
In più anche Toru dell'isola, jeep safari e anche pesca d'altura.
Insomma.....non ci si può annoiare.
Da tenere presente che nelle camere non c'è la Tv, ma è comunque presente in una sala comune, non c'è animazione, ma solo un pò di intrattenimento serale con piano bar e qualche spettacolo a tema, immancabile una passeggiata musicale nel repertorio dei leggendari Queen, dal momento che il leader Freddie Mercury era proprio nativo di Zanzibar.
Altra caratteristica del viallagio è il lunghssimo pontile che termina in una sorta di casetta che di giorno funziona come solarium, ma alla sera diventa bar e ristorante a pagamento, ma sono pochi dollari, per cene a lume di candela, non dimenticate di prenotare perchè i posti sono pochi.
Insomma...è stata una bella vacanza rilassante, finalmente un bel mare e una bella spiaggia, sicuramente da consigliare, ho visto anche altri villaggi turistici di zanzibar, ma questo è davvero insuperabile.
perchè proprio Zanzibar?.....perchè ti ruba il cuore con i suoi colori, i suoi profumi, i suoi tramonti, perchè non si vive senza mai essere stati in paradiso...perchè dall'Africa portiamo a casa molta più ricchezza di quella che lasciamo.
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