Bologna è la mia seconda casa, la città in cui mi rifugio quando voglio rilassarmi e calarmi in un mondo fatto d’arte, musica e stranezza.
Sono di origini bolognesi e ho vissuto per diversi anni in questa splendida località, un miscuglio di modernità e tradizione, dove i nuovi artisti emergenti espongono le loro opere vicino alle piadinerie tradizionali, e dove nuovi palazzi con pavimenti di vetro sorgono tra due edifici medioevali.
Qui ho studiato Storia dell’arte; qui ho vissuto la gioia di stare seduta in un bar ad ascoltare un concerto di musica jazz; qui ho conosciuto amici che sono diventati pittori, artisti e musicisti; qui ho scoperto che gusto hanno i tortellini veri e quelli di cioccolata; qui ho ammirato i compianti medioevali in chiese che si nascondono nelle vie più remote.
Potrei parlare per ore di questa città e descrivere con minuzia ogni sua strada ed ogni suo monumento, ma di queste ce ne sono alcuni che ricordo con più emozione: San Petronio, per esempio, in piazza Maggiore, al centro di Bologna, alla fine di via Indipendenza, la via principale dei negozi. Questo è stato il primo luogo che ho visitato il giorno del mio arrivo da “matricola” a Bologna. Questa chiesa , pur essendo la più grande e la più centrale ( è la quinta chiesa più grande del mondo), non è la Cattedrale della città, che è invece S. Pietro in Via Indipendenza. Esternamente la chiesa di San Petronio risulta incompleta, nella parte bassa sono ancora visibili i materiali di costruzione della stessa: questo perché durante la sua costruzione, l’edificio stava diventando più grande di San Pietro in Roma, e quindi il Vaticano decise di sospendere la costruzione della chiesa bolognese, lasciandole quell’ aspetto di incompiutezza che possiamo ancora ammirare. Dedicata al santo patrono della città, la sua costruzione risale al 1390 ed è realmente una meravigliosa opera d’arte a cielo aperto. Avvicinandosi è possibile scorgere il grandioso portone centrale di Jacopo della Quercia , che si occupò anche del rivestimento della facciata. Ma i lavori furono più volte fermati e ripresi: numerosi architetti , fra questi Baldassarre Peruzzi, Jacopo Barozzi Da Vignola, Andrea Palladio, Alberto Alberti, furono chiamati a proporre soluzioni artistiche senza mai trovare una soluzione definitiva. A tutt'oggi la facciata risulta ancora incompleta. Entrando nella basilica si rimane estasiati per la sua grandezza e per i numerosi dipinti e affreschi nelle cappelle laterali, ma il ricordo più vivido che ho di questo luogo è stato quando, durante la messa per gli universitari all’inizio dell’anno, sentii delle voci angeliche diffondersi nella chiesa. Era il coro dei ragazzi che posizionandosi nel punto più alto di San Petronio, dietro all’altare, eseguiva dei Responsori e dei canti gregoriani. Questo si ripete ogni anno, a Settembre. Ritornando all’esterno della chiesa, sulla sua destra, c’è via D’Azeglio, una strada ricca di negozi e bar, che dopo i primi giorni in cui mi ero insediata in questa nuova città, scoprii essere i più cari di tutta Bologna. Spesso, invece, mi sono ritrovata a percorrere i “famosi” portici di Bologna, costruiti all’epoca della prima Università per dare alloggio ai numerosi studenti che arrivavano qui dalla provincia e non. Infatti, invece che costruire nuove palazzine, fu deciso di allungare quelle che già c’erano, aggiungendo delle camere e dando vita così ai portici, che oltre ad essere affascinanti, sono molto utili quando piove.
Quelli che preferisco di più sono quelli che si trovano a sinistra di San Petronio e che conducono all’ingresso dell’Archiginnasio, la prima sede universitaria della città. Entrando non si può non rimanere estasiati dai soffitti e dalle pareti decorate: tutto è ricoperto dagli stemmi delle casate degli studenti, posti a raggiera attorno a quello dei loro professori. All’archiginnasio si respira ancora un’atmosfera tutta particolare, che purtroppo un po’ è andata persa, quella del desiderio di conoscere, di scoprire e soprattutto di riconoscenza verso i maestri e i loro insegnamenti di vita e non. Salendo le scale a sinistra , al secondo piano, si trova il vecchio laboratorio anatomico, tutto rigorosamente in legno, per motivi di igiene. Qui si sedevano gli studenti per assistere alla dissezione dei cadaveri. In alto su una parete si vede ancora una piccola porticina: è la finestra dell’inquisitore. Da qui si controllava che la dissezione avesse luogo secondo le regole concordate con la Chiesa , in quanto questa pratica, che per un lungo periodo era stata proibita ed eseguita nella casa dei professori clandestinamente, doveva seguire delle regole ben precise:. Non dovevano essere toccati alcuni organi vitali, quali cuore, occhi e sesso del soggetto. Oggi il laboratorio anatomico è un museo, nel quale si possono ammirare anche delle meravigliose sculture in legno, rappresentanti i corpi umani, i pianeti e i grandi maestri della scienza, mentre molte aule sono utilizzate come biblioteca. Spesso mi sono trovata con i miei amici a studiare in questi posti, figurandomi come molti altri studenti, decenni prima, sedessero come noi davanti agli stessi banchi, con gli stessi desideri e speranze.
Uscendo poi dall’Archiginnasio si entra direttamente nel cuore popolare di Bologna, il quartiere dei mercati, davvero pittoresco. Qui ci sono numerosi negozietti, dove poter comprare e assaggiare i famosi tortellini di Bologna, ma non solo quelli di pasta, ma anche quelli di cioccolato.
Tra le viuzze strette è possibile trovare ancora i piccoli laboratori artigianali e tutti quei mestieri, che difficilmente nelle città non sono stati sostituiti dalle grandi catene commerciali, come il pescivendolo, il fornaio, il fruttivendolo, ognuno con il suo banco di prodotti colorati e “profumati”…
Da qui poi è possibile arrivare in Piazza Santo Stefano. Chi avrà visto il film “Jack frusciante è uscito dal gruppo” con un giovane Stefano Accorsi, sicuramente la ricorderà, perché spesso i protagonisti si trovavano in piazza con la bicicletta, altro simbolo di Bologna. In questo luogo, dove una domenica al mese si tiene un bizzarro mercatino dell’usato e dell’antiquariato, si trova anche la Chiesa di Santo Stefano, anche detta “ Chiesa delle sette chiese”, perché al suo interno sono state costruite sette strutture, tra chiostri, basiliche, chiese romaniche, edificate lungo i secoli e rappresentanti la vita di Cristo. All’interno sono numerosi i rimandi alla numerologia cristiana e ai suoi simboli (il gallo nel chiostro, la colonna nella cripta che si dice essere alta quanto Gesù, il catino di pilato ecc).
Tra i miei ricordi poi c’è ovviamente via Zamboni, la via delle università, e anche il luogo dei divertimenti notturni. Su questa strada si affacciano i diversi Dipartimenti e durante la settimana, a qualsiasi ora del giorno e della notte, gruppi di studenti si ritrovano per mangiare, fumare una sigaretta durante la pausa di una lezione o anche, all’inizio dell’anno, per organizzare i banchetti creati apposta per le nuove matricole affinché possano capire meglio il sistema Universitario. Per quanto riguarda però i divertimenti notturni, non c’è solo via Zamboni, anzi in tutto il centro storico sono disposti diversi locali, birrerie, discoteche, pub, e anche locali etnici, come il famoso Caracol, gestito da spagnoli, o il Marsalino dove poter gustare una tisana, ascoltando musica jazz.
Questi sono solo alcuni luoghi “magici” che si possono scoprire a Bologna, ma ovviamente ce ne sono molti altri, turistici e non, come le torri, la finestra sul canale detto “Veneziano”,San Luca, i colli , la Futa e molto altro. E come dice Guccini in una sua canzone, parlando della magia e del sapore che questa città ha:
……pero' che boheme confortevole giocata fra casa e osterie
quando a ogni bicchiere rimbalzano
le filosofie oh quanto eravamo
poetici ma senza pudore e paura
e i vecchi imberiaghi sembravano la letteratura
oh quanto eravam tutti artistici
ma senza pudore o vergogna cullati
fra i portici cosce di mamma Bologna……..
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