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Resoconto di viaggio: Dettagli
Titolo:
Il diario del Cammino di Francesco (2° tappa)
Tipo Viaggio: Turismo Religioso
 
Tipologia: Di gruppo
Partenza da:  
Continente: Europa
Paese: Italia
Regione: Toscana
Provincia: Arezzo
Località: Chiusi della Verna
 
Destinazione:
Continente: Europa
Paese: Italia
Regione: Umbria
Provincia: Perugia
Località: Assisi
Durata e sistemazione:
Giorni: 8 Notti: 7 Categoria: Come da programma Trattamento: Pasti come da programma
Descrizione Resoconto:
Chi diligentemente ieri sera ha lavato gli scarponi, si presenta al bus tirato a lucido per la seconda tappa; ma chi non lo ha fatto (come me) si trova stamattina a sbattere gli scarponi in terra e a constatare che l'argilla si è appiccicata in via definitiva alla tomaia. Ma oggi la tappa è lunga, penso, e a fine percorso forse si sarà staccata. Saliamo per le curve che portano al Passo di Viamaggio a quasi 1000 metri di quota. Davanti a noi nuvole nere dense, che scorrono veloci nel cielo; le fronde degli alberi oscillano ritmicamente per le forti folate di vento. Scendiamo dal bus e constatiamo che il vento è davvero forte e tutti incappucciati e ben vestiti ci incamminiamo. Entriamo subito in un bel bosco di faggio e il percorso presto si fa in rapida salita: qui noto subito delle orme di caprioli che in discesa, perdendo aderenza sull'argilla inzuppata dalla pioggia di ieri, hanno lasciato delle lunghe strisciate. Penso: “Se qui scivolano i caprioli, temo che più avanti avremo qualche problema anche noi...”. Il sentiero ora diventa stretto, i cespugli e l'erba ci accarezzano braccia e gambe ed è bello camminare avvolti da una moltitudine di verdi mani. Giungiamo ad una prima ripida salita, non ci sono rami per attaccarsi e mantenere l'equilibrio sul pendio scivoloso è faticoso anche per chi ha i bastoncini. Molti appoggiano le mani a terra cercando piccoli appigli tra i sassi; qualche scivolone; qualcuno cade proprio. Cerchiamo di aiutarci, ci spingiamo, ci teniamo sottobraccio, tendiamo le mani l'uno verso l'altro.

Finita la salita ci aspetta un’altrettanto ripida, ma più lunga discesa: qui scivolano in parecchi, ma alla fine va tutto bene e c'è anche chi affrontata con una corsetta la rampa finale, giunge in fondo, si volta sorridente verso la salita e poi verso di me: “Lo rifacciamo?Ora nel bosco filtra il sole, tra alberi maestosi che dirà Benedetto a cena “valevano da soli la fatica dell'escursione”. Usciti dalla faggeta termina il sentiero fangoso e giungiamo, sollevati, ad una comoda strada imbrecciata. Tra stratificazioni di marne ed argille, cespugli fioriti e panorami sul Lago di Montedoglio, arriviamo verso mezzogiorno al rifugio di Pian della Capanna: si sdraiano in molti sul prato falciato, e sono felice di vedere tutti godersi il calore del sole; e sono felice anche per un gruppetto di fiori salvati dalla falciatrice, nati in una striscetta rimasta per sbaglio.”

Proseguiamo chiacchierando e leggendo poesie, tra radure e casolari abbandonati ed arriviamo a Montagna, un paesino un po' sparso lungo una stradina, con delle belle abitazioni in pietra arenaria. Lì troviamo fortunosamente aperto il bar della trattoria da Vasco. Vasco è un signore magro e gentile, sui 70, che ci prepara subito una tavolata sulla veranda. Quella piccola trattoria ricavata in tre stanzette al primo piano della vecchia casa era già di suo bisnonno: se in un luogo abitato da qualche decina di persone e raggiungibile solo dopo una mezz'ora di curve, una trattoria vive da più di 100 anni, si capisce subito che si ha a che fare con qualcosa di speciale. Prendiamo caffè e birra Tennet's che molti non conoscevano. Tutti dicono che è buona. Neanche Claudia la conosceva, e soprattutto non sapeva che aveva 9 gradi. Se ne accorgerà dopo poco alzandosi dalla sedia e ridendo. Dalla cucina arriva un forte odore di marmellata di albicocche “Oggi per riposassi s'è fatti 15 chili di marmellata...”. Ci sta pensando la simpatica moglie di Vasco con la quale disquisiamo un po' di alimentazione sana e pellegrini maleducati: non noi, due ragazze passate di lì il giorno prima che scalze e spocchiose abusavano della loro deliziosa ospitalità. Purtroppo c'è anche chi fa cammini per poterlo raccontare agli altri, per vantarsi di un'impresa... per fortuna so per esperienza che sono davvero in pochi.

Riprendiamo il cammino rigenerati da questa bella sosta e percorriamo un lungo sentiero tra boschi misti e calanchi, avvolti ed inebriati dall'odore delle ginestre fiorite. Arriviamo quindi all'incantevole eremo di Montecasale dove ci accoglie un simpatico frate di origini siciliane ma che parla ormai con deciso accento toscano. Ci trasmette la spiritualità del posto, una perla di semplicità e senso. Ci racconta di quando Francesco per indottrinare due aspiranti frati disse loro di piantare i cavoli interrando le foglie e lasciando le radici per aria. Una cosa che le persone “di mondo” non accettano, non contemplano come possibilità. Come in molti non comprendono chi si mette in cammino “Ma chi te lo fa fare? Faticare così per giorni sotto il peso dello zaino?”. Ma come dice il simpatico frate siciliano, le regole del mondo non sono quelle di Dio. Ah... alla fine di tutto il percorso, l'argilla dagli scarponi se n'è andata del tutto.




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DONATELLA SEGARIZZI
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