1° dicembre 2019: è il grande Mekong ad accompagnarci sino a Phnom Pehn, con un battello che corre veloce sul fiume. Prima tappa dopo circa un'ora: il passaggio di frontiera Vietnam/Cambogia: sbarco – più di un'ora di coda per il rilascio del visto – nuovo imbarco sullo stesso battello. Nel frattempo il comandante ha velocemente ammainato la bandiera vietnamita ed issato quella cambogiana. In quanto a burocrazia e trasformismo, direi che anche qui non si scherza!
Arrivati a Phnom Penh, si parte alla scoperta della città e ne visitiamo il Palazzo Reale ed il Museo Nazionale con splendide statue in arenaria provenienti dal sito di Angkor.
La sosta a a Phnom Pehn è un'autentita toccata e fuga. Inutile dire che il nostro pensiero corre già proprio ad Angkor, meraviglioso sito archeologico e meta finale del nostro viaggio. Le nostre aspettative sono alte; non saranno disattese.
Per la visita del sito di Angkor consiglio 4 giorni belli pieni; l'area da visitare è molto ampia tanto che al suo interno ci si muove con minibus; impensabile fare diversamente. Il sito è stato riscoperto solo all’inizio del Novecento, quand'era ancora completamente inglobato nella foresta; la lotta per la tutela dei monumenti continua tutt'oggi.
E' un'opera spettacolare: indimenticabili il tempio di Ta Phrom con le sue incredibili radici che sembrano polipi, l'induista Banteay Srei dedicato a Shiva, il Bayon dedicato al dio Brahma, dalle quattro teste che spiccano sorridenti in tutte le sue torri. Una visita che riempie di stupore e alla quale bisogna dedicare il giusto tempo. Volendo si può alleggerire il programma, alternando le visite con varie attività da realizzare presso i villaggi della zona: degustazioni varie e visite di laboratori artigianali.
Trascorriamo il nostro ultimo giorno di viaggio navigando sul Lago Tonle Sap, un bacino vastissimo dove, se si suol essere autonomi, si impara ad andare in barca sin da piccoli. Interessante la sosta in un villaggio galleggiante; aiuta a riposizionare le nostre priorità occidentali.
Consiglio di evitare pranzi in “case galleggianti private” sul lago: sono ristorantini spesso molto graziosi, per lo più gestiti da europei, ma che sovente obbligano ad una navigazione un po' troppo lunga, che talvolta può risultare monotona. Devo anche dire che personalmente preferisco sottrarmi a pranzi “troppo tipici” l'ultimo giorno di viaggio, in vista del volo di rientro.
Per noi la Cambogia è stata un'appendice del precedente tour in Vietnam. Potendo riprogrammare il tutto, senz'altro dedicherei a questo paese qualche giorno in più. Prevederei un giorno in più a Phnom Pehn, includendo una visita al Campo di Tuol Sleng. Per prepararsi, segnalo il libro “Il pittore dei khmer rossi” di Vann Nath.